L’ex marciatore Alex Schwazer, in un’intervista a Repubblica, ha discusso la sua sospensione per doping e il futuro che immagina per sé, toccando anche il tema del ricorso di Jannik Sinner.
Schwazer: “Voglio diventare preparatore atletico nel calcio”
“Il 26 dicembre compirò 40 anni, ma mi sento come se ne avessi 60 o 70. Ho vissuto e visto tutto quello che si può in una sola vita. Prima, non avrei potuto entrare negli impianti senza rischiare un’altra squalifica”.
Cosa farà ora?
“Voglio entrare nel mondo del calcio. Sono stato un atleta individuale in uno sport di resistenza. Il calcio è uno sport di squadra giocato da singoli. Voglio diventare preparatore atletico e portare la mia esperienza in un contesto nuovo. Credo molto nell’interazione tra discipline diverse. Se rimani sempre nel tuo ambiente, non impari mai nulla di nuovo. Ho una grande motivazione dentro di me, e quando mi sento così, vado avanti deciso. Donati è stato un pioniere in questo campo: ha allenato atleti di sport molto diversi. Questa interdisciplinarità è sempre più comune: nel ciclismo, ad esempio, la Visma di Vingegaard ha ingaggiato l’allenatore del nuotatore Leon Marchand, e la Red Bull di Roglic il mental coach di Verstappen”.
Il doping ha diviso la sua carriera:
“Gli ultimi 8 anni sono stati molto difficili. La mia vita è sempre stata un altalenarsi di successi e delusioni. A 18 anni pensavo già di smettere perché venivo squalificato continuamente per marcia irregolare. Poi sono diventato un marciatore di successo, vincendo l’oro a Pechino nella 50 km. Ma tra vittorie e sconfitte, c’è sempre una linea sottile”.
La sua lotta contro la WADA:
“La WADA si è trovata a scegliere tra ammettere un errore o rimanere ferma sulle sue posizioni. La manipolazione delle provette è possibile, come abbiamo visto con i russi alle Olimpiadi di Sochi 2014. Inoltre, le sanzioni per la stessa sostanza possono variare enormemente. Il sistema è troppo costoso, una persona comune non può difendersi”.
Schwazer su Sinner:
“Il caso del Clostebol dimostra come le sanzioni non siano uguali per tutti. Sinner può permettersi di difendersi, ma altri atleti sono stati condannati in silenzio. Jannik è sicuramente innocente, ma nel mondo dell’antidoping e della giustizia sportiva, l’innocenza spesso conta poco. La politica è tutto”.
Federtennis e FIDAL:
“La Federtennis sta difendendo Sinner, cosa che la FIDAL non ha fatto con me. La FIDAL ha preferito rimanere in silenzio per proteggere gli altri atleti. È una scelta: alzare la voce può portare a ritorsioni. Troppa politica nello sport”.
Esperienze nei reality show:
“Pechino Express è stata un’esperienza fantastica, un vero viaggio, molto diverso dai viaggi sportivi. Al Grande Fratello avevo un obiettivo: aumentare la visibilità della mia richiesta di sospensione della squalifica per partecipare alle Olimpiadi di Parigi. Mi sono sempre allenato anche lì. È stato un esperimento”.
Medaglia d’oro di Pechino:
“Ho tenuto la mia medaglia in banca per molto tempo, poi mia moglie mi ha convinto a portarla a casa. Ora è incastonata nel tavolo della sala da pranzo. Guardarla mi emoziona e mi fa ricordare tutti i sacrifici fatti, gli allenamenti al gelo, e la determinazione che avevo. E mi viene in mente anche quando, durante la squalifica, mi allenavo sulle piste ciclabili e mi cambiavo in macchina, a Vipiteno, a -10°. È stata dura, ma è andata così”.