16 Maggio 2025

La World Athletics ha ufficialmente annunciato la cancellazione dei Campionati Mondiali di Corsa su Strada 2025, una decisione che ha sorpreso molti appassionati e atleti. L’evento, inizialmente previsto a San Diego, ha visto la sua assegnazione revocata il mese scorso, portando l’organo di governo dell’atletica mondiale a cercare alternative.

Dopo aver avviato trattative con diverse città candidate, alcune delle quali con grande potenziale, la World Athletics ha concluso che il tempo a disposizione per la pianificazione e la preparazione non era sufficiente per garantire il successo della manifestazione. La complessità dell’evento, che coinvolge sia atleti d’élite che partecipanti amatoriali, ha reso impossibile trovare una nuova sede in tempi utili.

L’attenzione ora si sposta sui Campionati Mondiali di Corsa su Strada 2026, che si terranno a Copenaghen il 19 e 20 settembre. L’evento danese promette di essere un grande successo, con oltre 100.000 persone che hanno già manifestato interesse per le 35.000 posizioni disponibili nella mezza maratona.

La cancellazione dei Campionati di corsa su strada del 2025 è un colpo basso non solo per gli atleti, ma per l’intero ecosistema sportivo. È come se si fosse deciso di spegnere una fiamma che alimentava passione, dedizione e sogni di chi mirava a parteciparvi.

Questa decisione, giustificata con motivazioni che sembrano più burocratiche che sostanziali, lascia un vuoto. Gli atleti, che sacrificano allenamenti e gare per prepararsi a questo evento, si trovano ora senza un palcoscenico su cui dimostrare il loro valore. E non dimentichiamo l’impatto economico: città ospitanti, sponsor e organizzatori, tutti penalizzati da una scelta che sembra ignorare il valore sociale e culturale dello sport.

Ma la vera domanda è: chi ci guadagna? Perché, diciamocelo, dietro ogni cancellazione c’è sempre un retroscena che non viene raccontato. È una questione di priorità mal gestite o di interessi nascosti? Qualunque sia la risposta, resta il fatto che a pagare il prezzo più alto sono sempre gli appassionati e gli atleti.

Questa cancellazione non è solo un evento sportivo mancato; è un simbolo di come, troppo spesso, lo sport venga trattato come un’opzione e non come una necessità. E questo, francamente, non è accettabile.

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