In un contesto di regole assurde e prive di logica, che permettono squalifiche retroattive come colpi di scure, la mezzofondista statunitense Shannon Rowbury si ritrova a beneficiare (giustamente secondo questo paradigma) di una medaglia olimpica ben 12 anni dopo aver gareggiato alle Olimpiadi di Londra. Questo grazie a una serie di squalifiche per doping che hanno colpito diverse atlete nella finale femminile dei 1500 metri.
Rowbury, inizialmente classificata al sesto posto, ora è destinata a salire al terzo posto dopo la sentenza del mese scorso della Corte arbitrale dello sport (TAS), che ha squalificato i risultati di gara di Tatyana Tomashova tra giugno 2012 e gennaio 2015 per violazioni del doping.
Tuttavia, Rowbury non ha ancora la certezza di quando o se le verrà riassegnata la medaglia di bronzo, poiché il Comitato Olimpico Internazionale ha l’ultima parola sulla riassegnazione delle medaglie. Nonostante sappia che non potrà mai recuperare l’esperienza di un podio olimpico né i benefici che ne derivano, Rowbury afferma di sentire che finalmente giustizia è stata fatta. Ma a che prezzo?