
Continua la nuova serie di articoli dell’amico Giuseppe Baguzzi, sempre preziosissimo, celebra gli atleti italiani che vestono la maglia azzurra, simbolo della Nazionale italiana, indipendentemente dal colore della pelle o dalle origini. Racconta le loro storie personali, le passioni e i sacrifici fatti per rappresentare il Paese. Attraverso le biografie della Fidal, emerge il lato umano degli atleti, descritti come “ragazzi della porta accanto,” e il senso di appartenenza che trasmettono ai tifosi, che li sostengono con entusiasmo nelle competizioni..
Oggi parliamo di Iliass Aouani, 30 anni il prossimo settembre, è nato in Marocco e si è trasferito con la famiglia in Italia a due anni e proprio ieri nuovo Campione Europeo di Maratona. Ha iniziato a correre a Milano, per poi studiare e laurearsi negli Usa. La carriera nell’atletica leggera è stata invece sempre nel segno dei colori azzurri: ora è allenato a Ferrara da Massimo Magnani. Era già l’atleta di punta del movimento azzurro, senza però grandi affermazioni, almeno fino a questa impresa sulle strade del Belgio. Aouani, in un gara lenta per le difficoltà climatiche e del percorso, ha saputo gareggiare perfettamente dal punto di vista tattico.
È il gran giorno dell’ingegnere milanese, autore di una gara da protagonista, sempre nelle posizioni di testa prima dell’azione decisiva per chiudere battendo i tre israeliani: Gashau Ayale (2h09:08), superato nel duello finale, poi il vicecampione mondiale Maru Teferi, bronzo in 2h09:17, e Haimro Alame, quarto con 2h09:27. Dopo aver ripreso il fuggitivo Bukayawe Malede, anche lui israeliano, l’azzurro si è ritrovato isolato contro tre atleti di Tel Aviv. Ma non ha sbagliato neanche una mossa. Prima, con un allungo, si è liberato di Alame e Teferi. Poi ha lasciato guidare la volata ad Ayale, per superarlo di passo e involarsi da solo verso il traguardo.
Già primatista nazionale (2h07:16 nel 2023 a Barcellona), Aouani coglie il risultato più importante della carriera. Nella maratona maschile per l’Italia è il sesto oro europeo della storia, dopo quelli di Gelindo Bordin (1986 e 1990), Stefano Baldini (1998 e 2006) e Daniele Meucci (2014).