24 Aprile 2025

Nessuna paura. Qui i colori calcistici delle maglie di Inter, Atalanta e Pisa non c’entrano proprio un bel niente.

La maglia è di colore azzurro ed è quella della Nazionale italiana, non solo di atletica.

E viene indossata da ragazzi e ragazze, per la maggior parte nati in Italia, che l’hanno meritata indipendentemente dal colore della loro pelle, solo un po’ più scura di quella dei loro compagni di avventura, che invece sono soltanto un po’ più pallidi. 

Vogliamo farveli conoscere nelle loro sfaccettature umane, nelle loro storie (talvolta anche rocambolesche, come quella del rifugiato cubano Andy Diaz), nei loro studi, nelle loro passioni, nella loro vita di tutti i giorni e nei sacrifici che hanno fatto per arrivare a quel traguardo cui ogni sportivo ambisce di più: vestire la maglia della nazionale del loro paese, quella azzurra dell’Italia.

Per riuscirci (non potendoli intervistare tutti e tutte, maschi e femmine, uno per uno) abbiamo fatto riferimento alle biografie della Fidal, estrapolando stavolta non solo i dati tecnici, i loro record o le loro imprese, ma semplicemente CHI sono, al di fuori delle piste e delle pedane dei palazzetti o degli stadi, come fossero soltanto “i ragazzi della porta accanto” e non gli atleti che ci infiammano con le loro prestazioni che ci fanno sentire, specialmente nelle competizioni internazionali, anche un poco NOSTRE, pur se siamo comodamente seduti in tribuna o davanti alla TV.         

Perché TUTTI LORO ci danno il senso dell’appartenenza al nostro paese, lottando contro avversari magari più forti, fino all’ultimo centimetro di una corsa, di un salto, di un lancio, mentre noi li incoraggiamo, li incitiamo e li sospingiamo mentalmente, come se potessimo aiutarli per davvero a fornire loro, con la nostra adrenalina, del ‘carburante’ in più.

Nel passato l’esempio più grande tra i maschi ci viene senza dubbio da Andrew Howe, che vogliamo citare soprattutto per i più giovani che non hanno avuto la fortuna di vederlo gareggiare.

HOWE ANDREW CURTIS è stato uno dei talenti più fulgidi dell’atletica italiana.

Nasce a Los Angeles il 12 maggio 1985 (quindi tra poco compirà 40 anni), figlio di Andrew Howe, calciatore statunitense di origini tedesche, e di Renè Felton, ostacolista. La coppia si lascia quando il bambino ha diciotto mesi. Nel 1990 René Felton si sposa in seconde nozze con un italiano, Ugo Besozzi di Castelbesozzo (un saltatore con l’asta), e si trasferisce a Rieti assieme al figlioletto di cinque anni. Andrew e la madre divengono così cittadini italiani a tutti gli effetti.

A livello giovanile Andrew pratica diverse discipline sportive tra cui tennis, calcio e basket per poi entrare nella società reatina dell’Atletica Studentesca CA.RI.RI. e dedicarsi alle varie specialità, dagli ostacoli ai salti, sempre seguito dalla madre, che ne è l’allenatrice. Emerge a 15 anni anche nel salto in alto, superando i 2.05. All’epoca usava il cognome del secondo marito della madre ed era perciò conosciuto come Andrew Howe Besozzi o semplicemente Andrew Besozzi. Sempre nel 2000 vince il titolo italiano cadetti nel salto in lungo stabilendo con la misura di 7.52 il nuovo primato italiano di categoria.

Nel 2001 ai Mondiali allievi di Debrecen (Ungheria), il sedicenne Andrew Howe si mette in luce vincendo la medaglia di bronzo nel salto in lungo con la misura di 7.61 m, nuovo record italiano allievi (esce in batteria con la staffetta svedese).

Nel 2002 partecipa da allievo ai Mondiali juniores di Kingston in Giamaica correndo come staffettista nella 4×100 che conclude la finale al quinto posto.

Lo stesso anno fa doppietta di medaglie d’oro alle Gymnasiadi di Caen in Francia vincendo sia nel salto triplo sia con la staffetta svedese. Ai campionati italiani allievi, diventa campione sia nel salto in lungo indoor sia con la staffetta 4×400 m all’aperto.

Il 2003 lo vede correre in staffetta 4×100 agli Europei juniores di Tampere (Finlandia) finendo al quarto posto. Altro titolo italiano, questa volta sui 200 ai tricolori juniores.

Poi esplode. Ai Mondiali juniores di Grosseto 2004 stabilisce il primato europeo under 20 dei 200 metri con 20.28 vincendo due ori, nei 200 e nel lungo con 8.11. Nel 2006 è tra i protagonisti assoluti a livello mondiale nel lungo e campione europeo. Nel 2007 riscrive i primati italiani: indoor con 8.30 (conquistando l’oro negli Europei al coperto di Birmingham) e all’aperto con 8.47 in un appassionante duello con il panamense Saladino ai Mondiali di Osaka dove conquista l’argento. In chiave olimpica, le aspettative non vengono rispettate nella stagione di Pechino 2008, anche per qualche infortunio muscolare. Quinto agli Europei di Barcellona 2010, l’anno seguente sceglie di dedicarsi con maggiore assiduità alla velocità, ma a fine luglio un nuovo infortunio al tendine lo costringe a sottoporsi ad un altro intervento. Dall’inizio del 2015 si allena con il tecnico Yannick Tregaro a Göteborg, in Svezia, ma nel settembre 2016 sceglie di farsi seguire dal triplista azzurro Fabrizio Donato a Castelporziano. Nel 2017 torna sopra gli 8 metri nel lungo indoor, poi nel 2018 si dedica soprattutto alla velocità riportandosi a 20.47 sui 200 metri dopo sette anni. Da ottobre 2018, la scelta di rientrare a Rieti sotto la guida tecnica di Maria Chiara Milardi e dal 2020 viene seguito da Stefano Serranò fino alla conclusione di una splendida carriera. Andrew è stato anche un apprezzato batterista (ha suonato con la band reatina Craiving).

di Giuseppe Baguzzi

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