Elisa Molinarolo, l’atleta veronese che ha conquistato il sesto posto nel salto con l’asta alle Olimpiadi di Parigi, è stata recentemente vittima di body shaming sui social network. Un commento offensivo, arrivato da un “leone da tastiera” che ha approfittato dell’anonimato garantito dalla piattaforma, criticando il fisico dell’atleta, sostenendo, l’idiota e ignorante, che il suo “sedere troppo abbondante” potrebbe aver influito sulle sue prestazioni.
Questo episodio ha suscitato la rabbia di Elisa, che ha espresso la sua indignazione con parole forti: “Sono molto arrabbiata per quello che mi è stato scritto, per un motivo ben preciso: dall’altra parte dello schermo trova me, che negli anni mi sono presa i peggiori insulti per il fisico e ormai ‘ho fatto il callo’. Sono diventata grande e sono consapevole del percorso che sto facendo con la mia nutrizionista.”
Elisa ha anche riflettuto sulle possibili conseguenze di tali commenti su persone più fragili: “Ma se invece di esserci io ci fosse una persona fragile, in un momento di difficoltà che litiga con lo specchio, quale sarebbe il risultato?”. Questa domanda mette in luce la gravità del body shaming e il suo impatto potenzialmente devastante su chi lo subisce.
Purtroppo, il web è pieno di individui che non distinguono l’opinione dall’insulto, credendo che tutto sia lecito. Questi “beceri personaggi” si nascondono dietro l’anonimato per diffondere commenti offensivi e inutili, senza considerare le ripercussioni delle loro parole. La vicenda di Elisa Molinarolo è solo uno dei tanti esempi di questo fenomeno preoccupante.