Una brutta tegola si abbatte sul training camp di Keringet. La federazione keniana ha chiuso il camp e ha sospeso per sei mesi le licenze degli agenti di Rosassociati che fa capo a all’italiano Federico Rosa che rappresentra tra gli altri gli iridati in pista Asbel Kiprop ed Eunice Sum (oltre a Jairus Birech, Janeth Kepkosgei, Nancy Langat e Mercy Cherono), e di VolareSports dell’olandese Gerard Van de Veen che cura anche gli interessi dei tre migliori maratoneti del momento, il primatista del mondo Dennis Kimetto, l’ex Wilson Kipsang e Geoffrey Mutai.
La federazione stessa, nei loro confronti, ha aperto un’inchiesta circa i casi di doping che, di recente, hanno coinvolto propri rappresentati. Sarà condotta dalla commissione medica federale, dall’agenzia antidoping di fresca costituzione e dalla Polizia locale. “Se al termine gli agenti saranno ritenuti colpevoli di violazioni – ha tuonato il presidente Isaiah Kiplagat – saranno squalificati definitivamente. Intanto, in attesa che venga fatta chiarezza, non potranno lavorare nel nostro Paese”. Il nome più importante coinvolto è quello della maratoneta Rita Jeptoo (scuderia Rosa), tre volte vincitrice a Boston e due a Chicago, che sta scontando uno stop di due anni per positività all’Epo, dopo un controllo effettuato in Kenya in settembre. Mentre da giorni si susseguono le voci circa la possibile positività di uno dei tre maratoneti top (Kipsang in novembre era stato ammonito dalla federazione per aver saltato un controllo e per irregolarità nei whereabouts).
“Non siamo stati informati di niente – dice Rosa – nè abbiamo ricevuto alcuna comunicazione ufficiale. Abbiamo saputo di quanto accaduto da rappresentanti dei media. La federazione stessa ci ha sollevato da ogni responsabilità circa il caso Jeptoo e, se la sospensione verrà confermata, adiremo le vie legali perché abbiamo le prove della nostra estraneità dai fatti”. Va ricordato che la famiglia Rosa, prima col dottor Gabriele, opera in Kenya da 26 anni e ha “creato” centinaia di atleti, sviluppando la disciplina come nessun’altro. “Porteremo in tribunale sia la Jeptoo, che si è fatta abbindolare da qualcuno nel suo Paese e ci ha ingannato, sia la federazione keniana, che ci sospende senza avere documenti né prove — aggiunge lo stesso Gabriele — siamo puliti come il sole e non accettiamo di farci infangare. Sono scorretti e ne risponderanno. Il doping è un problema in Kenya e la responsabilità è di medici e farmacisti locali. La federazione abbia il coraggio di punire loro, perché i casi sono tanti e troppi giovani vengono convinti a prendere scorciatoie”.
Chi gestirà, nel mentre, gli atleti coinvolti? “Ci incontreremo con la Iaaf e coi gli organizzatori dei meeting di Diamond League – ha detto Kiplagat – e ci faremo garanti nei loro confronti”. Resta che molti, a cominciare proprio da Kiprop, hanno già fatto sapere che si opporranno all’eventualità, perché nessun contratto li lega alla federazione: “Chi ci rappresenterà, ora? – ha domandato il campione del mondo dei 1500 – non posso credere a quel che sta succedendo. Non ho mai utilizzato sostanze vietate, ma ora le leggi antidoping colpiscono anche noi sportivi di vertice puliti”. Qualcuno, in attesa di una presa di posizione ufficiale da parte dell’Associazione Atleti Professionisti guidata dallo stesso Kipsang, avrebbe già minacciato di boicottare le convocazioni in Nazionale.
Alla base di tutto una possibile “guerra” politico-sportiva. La federazione keniana non vede di buon occhio le ingerenze esterne e Kiplagat, non a caso, in queste stesse ore, ha annunciato che dal 1° maggio e per tre mesi rinuncerà alla carica di presidente federale occupata da 22 anni per fare campagna elettorale per la posizione di vicepresidente Iaaf (siede già in Consiglio) nella squadra di Sebastian Coe: l’elezione avverrà a fine agosto a Pechino. Al suo posto, al vertice nazionale, è stato nominato il vice Jackson Tuwei.