15 Giugno 2025

Il 31 maggio 2025 ha avuto inizio la prima edizione della “Backyard Ultra Livata”.

La Backyard è nata da un’idea di Laz Lake, creatore della Barkley Marathon; trattasi di una gara a eliminazione su un circuito di 6,706 km, il tempo limite per completare il giro è di 60 minuti, vince l’ultimo atleta rimasto in gara.  

L’atleta rimasto in gara più ore è stato Daniele Lissoni che si è fermato dopo la 60^ ora totalizzando 402,360 km e precedendo il norvegese Jon Asphjell 59h (395,654 km) e lo svedese Niklas Sjöblom 42h (281,652 km).

Tra le donne la vincitrice, e anche 4^ assoluta, è stata Francesca Ferraro che è rimasta in gara fino alla 41^ ora compresa, totalizzando 274.946 km precedendo l’austriaca Angelika Huemer-Toff 248,122 km e la belga Fanny Jean 221,298 km.

Tra le donne ha debuttato in questo format di gara Sonia Scialanca (ASD Piano Ma Arriviamo) che è rimasta in gara fino alla 15^ ora compresa, totalizzando 100,590 km e di seguito approfondiamo la sua esperienza attraverso risposte ad alcune mie domande.

Come mai hai scelto di partecipare alla Backyard? Grazie al canale YouTube del mitico Alessio Martinelli, ero venuta a conoscenza di questa particolarissima competizione e ne ero rimasta affascinata: la gara, per chi non la conosce, viene dall’ideatore della Barkley Marathons, Lazarus Lake, che ha inventato questo format folle in cui si deve correre un giro di 6,7 km in un’ora, non importa a che velocità, basta che allo scoccare dei 60 minuti si sia pronti per ripartire per un nuovo giro, finché… c’è qualcuno in piedi! Infatti, solo e soltanto uno viene dichiarato vincitore, tutti gli altri sono DNF, non qualificati. 

La decisione di partecipare per me è stata un po’ un azzardo, lo devo ammettere: ho avuto un periodo abbastanza intermittente a livello di allenamenti negli ultimi mesi; tuttavia, a inizio maggio sono riuscita a correre la 50 km delle Crete Senesi (bellissima gara, tra l’altro, sia per l’organizzazione eccezionale, sia per il percorso mozzafiato) e lì, come per scommessa, mi sono detta che se fossi arrivata in fondo mi sarei iscritta alla Backyard Ultra di Livata. In questa edizione c’era la possibilità di fare diversi tipi di iscrizioni: 7 giri, per arrivare a completare la distanza maratona, 15 giri, per arrivare a correre 100 km e ‘infinito’ per continuare finché ne sarebbe rimasto solo uno, ‘last man standing’. Io mi sono iscritta alla versione 15 loop, con l’intento di completare 100 km, distanza a cui non ero mai arrivata prima.

Molto interessante la testimonianza di Sonia. In effetti, tempo fa sono state date spiegazioni sulla modalità della gara “Backyard Ultra Livata” attraverso un video di Alessio Martinelli con l’organizzatore della gara Antonio Di Manno. 

Trattasi di gare considerate strane e bizzarre dove si vuol partecipare per sperimentare, mettersi in gioco, apprendere dall’esperienza ma è importante una preparazione sufficiente, quantomeno aver corso distanze di maratona o anche superiore e Sonia ha portato a termine il 4 maggio 2025 la “Crete Senesi Ultra Marathon 50km” in 5h15’05”.

Soddisfatta? Soddisfattissima! Non credevo di poter compiere un’impresa di questo tipo, la distanza più lunga che avevo corso risale proprio alla 6 Ore di Roma di quasi un anno fa, occasione in cui ho avuto il piacere di conoscerti ed essere intervistata da te. Quella volta ho corso 57 km. Quando in questa gara, invece, sono arrivata a terminare il quindicesimo giro, negli ultimi metri che mi separavano dal traguardo ho cominciato a singhiozzare come una bambina, talmente ero felice e sorpresa di quanto stava per accadere. Mai avrei pensato di arrivare a tanto.

In effetti, nella notte tra sabato 13 e domenica 14 luglio 2024 si è corsa la quinta edizione della 6 ore di Roma, primo memorial Antonio Raso, e Sonia Scialanca totalizzò 57,003 km classificandosi 3^ donna, preceduta dalla spagnola Saioa Calle Moral 59,244 km e dalla vincitrice Elsie  Cargniel Bergamasco 65,238 km.

Ed è stata interessante la testimonianza di Sonia attraverso risposte ad alcune mie domande:  https://ilsentieroalternativo.blogspot.com/2024/07/sonia-scialanca-terza-donna-alla-6h-di.html,  così com’è interessante il proseguo della sua esperienza da maratoneta e ultramaratoneta.

Sapevi a cosa andavi incontro? Sì, assolutamente, un po’ perché avevo visto alcuni video di gare del genere, un po’ anche perché il ‘deus ex-machina’ di questa edizione, Antonio Di Manno, ha organizzato un webinar live con interviste e consigli per chi era neofita. Così ho imparato cosa portare come attrezzatura, quando mangiare, come organizzare il riposo, i cambi di scarpe e tutti quei piccoli aspetti pratici che fanno effettivamente la differenza.

Bella e divertente la definizione di Antonio Di Manno come ‘deus ex-machina’, considerato al pari di una divinità. In effetti Antonio ci teneva a questa gara ed è stato in grado di organizzarla nel migliore dei modi con la partecipazione di atleti di alto livello di altre nazioni e questo grazie anche alla sua ricca esperienza di ultrarunner performante avendo vinto gare lunghissime come la Milano Sanremo 280km, anche più volte.

Cosa cambia ora? Ora so che posso correre per 100 km… e forse anche di più!

Ora per Sonia si aprono altri mondi inesplorati dell’ultraruning come la 100km, la 24 ore e altro, grazie anche alla fortuna/sfortuna di avere amiche/amici oramai esperti di ultrarunning e che la possono coinvolgere e consigliare.

Come ti sei organizzata? Devo dire la verità: mi vergognavo un po’ di raccontare in giro che stavo facendo questa follia e non ho chiesto aiuto a nessuno; quindi, non avevo una crew di supporto, che in gare del genere aiuta molto; tuttavia, contando sul fatto che nella migliore delle ipotesi avrei corso ‘solo’ 15 giri (cioè 15 ore), ho pensato di non avere bisogno di assistenza. Ho avuto il sostegno del ‘generale’ Mauro Firmani, che mi ha gentilmente concesso l’uso del suo gazebo. Per il resto mi sono portata una sedia/sdraio per riposare; cibo già porzionato per potermi alimentare ogni ora; vestiario e scarpe, che ho cambiato ogni 5 ore, considerando anche i vari cambi di temperatura che passavano dai 30 gradi di giorno ai 10 di notte!

Davvero un’organizzazione minima ma sufficiente, con la consapevolezza che si era già deciso di fermarsi dopo 15 ore. Un’esperienza sufficiente per capire come far meglio e di più la prossima eventuale volta.

Importantissimo affidarsi e fidarsi dei più esperti come Mauro Firmani, presidente della Marathon Truppen, soprannominato ‘Il Generale’; lui che ha corso tantissime ultramaratone da tantissimi anni e organizzatore anche della ‘Maratombola’ nella pineta di Castelfusano, nel periodo natalizio, per smaltire pietanze in eccesso e per allenarsi per prossime ultramaratone.

Sei riuscita a dormire qualche minuto? No, non ne ho avuto bisogno, perché per fare 15 giri ho terminato allo scoccare dell’una di notte e non ho sentito la necessità di dormire. Dopo i primi 2 loop, che ho chiuso troppo velocemente in 45 minuti, mi sono assestata sui 50 minuti di corsa, in modo da avere poi una decina di minuti per mangiare, bere, cambiarmi o andare in bagno. Il mio cambio di strategia lo devo ai consigli del ‘generale’ e di altri atleti in gara, che mi hanno suggerito di rallentare.

In effetti all’inizio di ogni gara, la freschezza porta spingere un po’ di più senza considerare cosa potrebbe succedere dopo, con il passare dei chilometri e in questo caso con il passare delle ore, una sorta di esaurimento fisico e mentale che potrebbe destabilizzare l’atleta; ecco perché i più esperti consigliano di pazientare e rallentare per durare il più al lungo possibile.

Come ti sei allenata per questa gara? Non mi sono allenata affatto! È stato un azzardo, una vera scommessa con me stessa, tanto sapevo che in ogni momento mi sarei potuta fermare al completamento del giro e questo mi rassicurava.

Trattassi di esperienze considerate assurde ma che si possono fare avendo tutto sotto controllo e da cui se ne può uscire fuori più forti e sicuri.

La dedichi a qualcuno? Al mio amico supereroe Nicola Pangia, pacer di lungo corso, dalla maratona di Roma a Venezia, Padova e tante altre. È la persona che mi ha fatto scoprire la corsa sei anni fa e mi ha consigliata su tutto: come cominciare, che scarpe comprare, che allenamenti fare… gli devo così tanto… Purtroppo è stato colpito da un brutto male, ma senza abbattersi continua a correre e in questi stessi giorni è riuscito a completare la 30 km della Cortina-Dobbiaco, per dimostrare anche a chi non lo credeva possibile che… ‘Si può fare!’ È un esempio di vita per tutti noi.

Ci sono delle persone che ispirano, consigliano, guidano, accompagnano, considerati angeli custodi che meritano tanta gratitudine, soprattutto se continuano la loro opera nonostante eventi critici e avversi da affrontare e gestire con cure ma soprattutto con tanta resilienza.

Cosa hai scoperto di te in questa gara? L’incredibile resistenza della mia testa nelle cose ripetitive. A parte una piccola crisi alla partenza del quarto giro, che mi aveva un po’ scoraggiata essendo arrivata così presto, non ho avuto più tentennamenti, avevo costruito una routine in termini di tempo di corsa e tempo di riposo/recupero che reiterata mi dava sicurezza, se non avessi avuto il limite delle ginocchia doloranti e anche della mia iscrizione a soli 15 giri forse avrei continuato un altro po’.

Come succede in eventuali ritiri in gara, dopo si pensa che si poteva fare di più e quindi l’appuntamento è sempre per la prossima volta, più allenati, più organizzati, più decisi, più consapevoli e più resilienti.

Cosa e chi sono stati determinanti? Il supporto delle persone intorno: quello che mi è piaciuto fin da subito di questa gara è stata l’atmosfera che si respirava di empatia e solidarietà, senza alcuna velleità agonistica o competitiva. Il fatto di poter tenere un ritmo di corsa blando permetteva di chiacchierare durante il percorso e ho così trovato tante persone che raccontavano le proprie esperienze, che scherzavano, che ti tiravano su il morale nei momenti più bui. Tutti, tutti mi hanno aiutata in ogni modo, sempre. Non ho mai trovato così tanta gentilezza e disponibilità messe insieme in una competizione.

Interessante e bella testimonianza di uno sport di endurance, a volte considerato per masochisti ma che si dimostra essere per anime gentili. Viene voglia di partecipare a tali manifestazioni non essendo per forza ultramaratoneti ma per provare a stare e fare insieme, fidandosi e affidandosi ad altri. 

Progetti, obiettivi, sogni per il 2025? Il mio obiettivo più grande al momento è la maratona di New York a novembre, anche se prima mi cimenterò di nuovo nella 6 Ore di Roma, che tanto mi è piaciuta, e nella Ultramaratona del Gran Sasso.

Tre belle e diverse gare, le prime di prossima scadenza a metà e fine luglio; per poi pianificare un’ottima preparazione per New York per cercare di avvicinarsi al suo Personal Best ottenuto a Siviglia a febbraio scorso in 3h13’.

Anche a me piacerebbe rifare la 6 Ore di Roma e la Ultramaratona del Gran Sasso, vediamo come proseguono gli allenamenti di lunga durata.

Cosa dicono di te familiari, amici, colleghi? Sempre che sono pazza, anzi, negli anni il livello di follia peggiora ancora di più! Tanti però mi danno supporto vero, messaggi bellissimi di stima e amicizia che non posso dimenticare.

Questa è l’ambivalenza dell’ultrarunning, da tanti considerato sport estremo e da tanti considerato un mondo privilegiato per pochi coraggiosi.

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