22 Aprile 2025

L’atletica italiana, reduce da successi internazionali che l’hanno portata ai vertici dello sport mondiale, si trova ora al centro di una diatriba che rischia di oscurare i suoi traguardi. In una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, il presidente della Federazione Italiana di Atletica Leggera (FIDAL), Stefano Mei, è finito sotto i riflettori per una decisione controversa: il quadruplicamento del suo stipendio, passato da 36.000 a 150.000 euro annui. Una scelta che ha sollevato critiche, soprattutto in un momento in cui il budget destinato agli atleti è stato ridotto. Va considerato che rispetto ai dirigenti di altri sport, Mei percepisce una cifra decisamente irrilevante.

Tuttavia, la decurtazione del numero di atleti supportati dalla federazione, passati da 71 a 56, ha ulteriormente alimentato il malcontento. Sebbene Mei abbia sottolineato che questa riorganizzazione abbia portato a un aumento del salario medio per atleta del 18%, molti vedono questa mossa come un segnale di priorità sbilanciate. Tra i casi più emblematici, spiccano quelli di Leonardo Fabbri e Marcell Jacobs, due figure di spicco dell’atletica italiana, i cui contratti non sono ancora stati firmati, lasciando incertezza sul loro futuro.

Mei ha difeso la sua decisione, affermando che il nuovo stipendio riflette il lavoro svolto e le responsabilità legali connesse al suo ruolo. Tuttavia, questa giustificazione non ha placato le critiche, soprattutto considerando che l’aumento arriva in un periodo di tagli per gli atleti. La situazione evidenzia una tensione crescente tra la gestione amministrativa e le esigenze degli atleti, che rischia di compromettere l’armonia all’interno della federazione.

Questa vicenda solleva interrogativi sul futuro dell’atletica italiana e sulla capacità della FIDAL di bilanciare le esigenze amministrative con il supporto agli atleti. In un momento in cui l’Italia brilla sul palcoscenico internazionale, è fondamentale che le decisioni prese riflettano un impegno verso il progresso e la valorizzazione di tutti i protagonisti dello sport. La speranza è che si possa trovare un equilibrio che garantisca il successo dell’atletica italiana, senza sacrificare il benessere e la motivazione degli atleti.

Una considerazione finale, potrebbe riguardare la necessità di una visione strategica a lungo termine per attrarre e fidelizzare sponsor di alto profilo. Per farlo, sarebbe indispensabile investire non solo negli atleti di punta, ma anche nella promozione dello sport a livello giovanile e nella creazione di eventi di richiamo internazionale che possano catturare l’attenzione del pubblico e dei media. Solo con un approccio innovativo e strutturato l’atletica italiana potrà superare i limiti attuali, evitando che le sue vittorie vengano offuscate da polemiche e scelte controverse